Ieri la prima pagina dell’Unità, “fondata da Antonio Gramsci” e simbolo della storia del Pci, esaltava Michelle Obama: “Michelle, Michelle! Ora l’America ha una leader e una candidata”, Un incontrollato entusiasmo per la Nomenklatura Dem, quell’establishment che comanda la superpotenza “capitalista e imperialista”, come avrebbero detto un tempo i compagni.
Inevitabile ricordare un’altra enfatica prima pagina dell’Unità, quella memorabile uscita alla morte di Stalin con questa titolazione: “Stalin è morto. Gloria eterna all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità”.
Paragonare la prima pagina del 1953 a quella dell’agosto 2024 fa venire in mente la battuta di Karl Marx, secondo cui la storia talora si ripete: “la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”.
Il primo caso (quello tragico, che esprimeva tutta la fanatica devozione dei comunisti italiani per il tiranno sovietico) rimanda agli anni del Pci di Togliatti, che proprio sull’Unità, nella primavera del 1947, come racconta un libro di Federico Orlando, scrisse “un articolo di fondo dal titolo violento, inequivocabile: ‘Ma quanto sono cretini’”.
Si riferiva agli americani. Era la risposta del leader comunista al “sottosegretario Summer Welles” che, prosegue Orlando, aveva “parlato di finanziamenti sovietici al Pci (affermazione non gratuita, come confermeranno anche a noi, Eugenio Reale e Giulio Seniga)”.
Il presidente statunitense era Harry Truman del Partito Democraticoche a quel tempo rappresentava i lavoratori ed era molto diverso dall’attuale Partito Democratico americano, che è il partito di tutte le élite. Non a caso la star della Convention Dem celebrata ieri dall’Unità, Michelle Obama, indossava un tailleur creato dal duo newyorkese Monse che costa circa 1700 dollari.
Ma sono dettagli. L’entusiasmo dell’Unità è incontenibile: “L’America ha una leader, una guida. Si chiama Michelle Obama”. Incurante del fatto che non è lei la candidata Dem, ma è solo la moglie dell’ex presidente, l’Unitàsi lancia nell’apologia: “Michelle Obama ha testa politica, ha carisma, ha verve polemica, conosce la tattica, la strategia, conosce gli umori del suo paese”. Soprattutto – dice l’Unità – Michelle Obama “è di sinistra”, “è lei che ha infiammato la Convention, ha oscurato anche Obama, si è affermata come leader”.
Del resto il discorso di Obama sarà ricordato soprattutto per un passaggio, diventato virale, non proprio elegantissimo (ma ai Dem tutto si perdona).
Lo ha notato, su Linkiesta, Guia Soncini: “Alla convention di Chicago, il marito di Michelle fa capire che il problema di Trump è avercelo piccolo. Immaginate che cosa sarebbe successo se lo stesso gesto (virile e virale) l’avesse fatto un qualche impresentabile” (cioè Trump o qualcuno che non è di area Dem).
Nell’entusiasmo della sinistra per la Convention si dimentica pure un “dettaglio”: il candidato scelto dagli elettori alle primarie era Joe Biden e la Nomenklatura di quel partito lo ha fatto ritirare per imporre Kamala Harris. Quindi sarà anche un partito “democratico” di nome, ma di certo non nei fatti.
Lo ha notato Robert F. Kennedy jr, il figlio di Robert Kennedy e nipote del presidente John Kennedy, due simboli del vecchio Partito Democratico (quello che non esiste più): “Mio padre e mio zio” ha detto “erano membri di un Partito Democratico che era in prima linea nel garantire che ogni americano potesse votare per il candidato che desiderava”.
Ovviamente la sinistra italica – e i media di area – non hanno battuto ciglio per il ritiro “spintaneo” di Biden. E hanno ignorato le parole di Kennedy jr. Mi pare che lo abbia ignorato pure quel Veltroni che, per far dimenticare di essere stato comunista, anni fa, tanto si mostrava innamorato dei mitici Kennedy. Forse perché Robert Kennedy jr polemizza con il Partito Democratico, si è candidato come indipendente e – si dice – potrebbe addirittura convergere su Trump.
I Dem italici erano ospiti della Convention e Roberto Speranza (non rimpianto ex ministro della salute), che faceva parte della delegazione, si è mostrato elettrizzato facendosi fotografare in grande allegria.
Speranza ha fatto sapere che ha trovato alla Convention “molta attenzione attorno a ciò che succede in Italia”. Secondo l’Agenzia Nova, Speranza ha sottolineato “che il Pd è naturalmente considerato il partito gemello dei democratici statunitensi”.
Sono curiose le parentele dei (post)comunisti. Il Pci era considerato un “partito fratello” dai partiti comunisti al potere nell’Est europeo durante la guerra fredda. Il suo erede, il Pd, è partito gemello del Partito Democratico americano (quello di Truman). Sono sempre in cerca, all’estero, di qualche potente establishment. Anche rinnegando la propria storia.
Del resto ieri, 21 agosto, era l’anniversario dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia (che stroncò la Primavera di Praga). Ma a sinistra hanno preferito ignorarlo e commemorare l’anniversario della morte di Togliatti recandosi, come ogni anno, a portare fiori sulla sua tomba al Verano.
Celebrante è sempre Ugo Sposetti, custode della storia del Pci-Pds-Ds-Pd, già senatore del Pci negli anni Ottanta e parlamentare del Pd fino al 2018, ma soprattutto presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer.
Di Togliatti, nei giorni scorsi, Mario Baudino, sulla Stampa, aveva ricordato l’attacco contro André Gide, divenuto anticomunista dopo un viaggio in Urss: “Se quando ha visitato la Russia nel 1936 gli avessero messo accanto un energico e poco schizzinoso bestione che gli avesse dato le metafisiche soddisfazioni ch’egli cerca, quanto bene avrebbe detto al ritorno di quel Paese”. In un’altra occasione scrisse che “vien voglia di invitarlo a occuparsi di pederastia, dov’è specialista”.
Parole imbarazzanti…. Ma i comunisti, pirandellianamente, furono “uno”al tempo del Pci, “nessuno” al crollo dell’Urss e subito dopo “centomila”, diventando tutto e il contrario di tutto. Dal Cremlino alla Casa Bianca, da Stalin a Kamala. Veri Kamaleonti.
Antonio Socci
DA “Libero”, 23 agosto 2024
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